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la vita è quel che crediamo che sia

Ci sono incontri che si annunciano da lontano. La persona che ho conosciuto ieri si era palesata un paio di anni fa, attraverso le parole usate per raccontare la sua esperienza della malattia, prestate alla voce e alla ispirata interpretazione di un’attrice, all’interno di uno spettacolo cui collaboravo con alcuni testi.

Come accade spesso quando si legge o si ascolta la storia di qualcuno senza conoscerlo, avevo immaginato Giovanni un ragazzo segaligno dalla zazzera nera, gli occhiali e un’aria introversa. Delle informazioni su di lui da parte dell’amico regista, chissà perché, non avevo tenuto traccia. Almeno non fino a quando qualche settimana fa si è palesata l’ipotesi di andare a trovare Giovanni nel borgo in cui risiede e del quale ha fatto un progetto di vita.

Dopo un primo rinvio causa pioggia, infine siamo partiti per Valogno, frazione di Sessa Aurunca, nel casertano. Usciti dall’autostrada le stradette si srotolano una curva dietro l’altra sulle colline di castagni, popolate da raccoglitori di ricci a bordo strada. I colori dell’autunno riconciliano con un ritmo rotto in città, che la natura difende ancora strenuamente. Il navigatore prova a confonderci, ma alla fine eccoci. Raggiungiamo un gruppo distanziato e mascherato come si conviene, capitanato da Giovanni che si fa avanti a salutarci. Non è un ragazzo, i capelli sono brizzolati e gli occhi, in assenza della bocca celata, sorridono per lui. Scuri e scattanti, ti agganciano e parlano più di quanto non dicano le parole, tante e bene inanellate, porte con garbo e con estrema franchezza. Dice che l’ha imparato stando nel borgo, 91 abitanti in tutto, a vivere i sentimenti e le sensazioni per quello che sono: ti amo senza un perché, ti odio senza un perché. Salvo poi cambiare idea. Senza dietrologie, tutto chiaro, diretto, cristallino.

Visitare Valogno, diventato borgo d’arte grazie al sogno e al lavoro di Giovanni e di Dora, sua moglie, che nel tempo si arricchisce di nuovi murales e opere d’arte, che comincia ad attirare giovani artisti dalla vicina Napoli per aprire laboratori e piccole gallerie, non sarebbe la stessa fatta in solitudine. Per me, sempre un po’ recalcitrante alle visite guidate, si apre un’esperienza che nell’arte e con l’arte si intesse di vita, di quella di Giovanni e della sua famiglia, delle loro scelte e del loro sapere mettere in comune con chi a Valogno vive e con ci arriva, tutto quello che c’è. Bello o brutto, facile o difficile, presente o passato. Giovanni non ha paura dei nomi del disagio e della malattia. Ci è passato attraverso, ha sofferto, ha trovato insieme a chi ama la sua strada.

È un percorso spirituale laico il suo, ma del tutto sovrapponibile a un credo religioso. L’arte e la bellezza uniscono e possono far superare le diseguaglianze di possibilità, valorizzare le peculiarità di ognuno, senza paure, giudizi, preconcetti. E un piccolo borgo è il luogo ideale per sviluppare un’idea di vita di questo stampo. Poche persone, molti anziani, mutuo soccorso, tradizioni che si perpetuano. Idee che attecchiscono col tempo, si fanno realtà, si moltiplicano. Il futuro è solo un passo avanti.

Si mangia in un locale che ha una terrazza assolata. I boschi si aprono ad abbracciare il mare. Sull’orizzonte si erge Ischia e si respira aria di leggerezza e serenità. Per l’incantevole luogo, per la compagnia, ma soprattutto per la sensazione netta che così dovremmo poter vivere. Così vorrei poter vivere, senza negare le difficoltà, lavorando con le mani e la mente per superarle.

Ognuno di noi ha una Valogno cui aspira. Un’idea che coltiva da tempo, che lascia e riprende, che vorrebbe vedere relizzata. Non sono sogni, sono opportunità. Possiamo coglierle in seguito a momenti difficili, grandi dolori, come è accaduto a Giovanni, ma anche perché sappiamo intuire il senso di un’inattesa condizione. Conoscere i percorsi degli altri illumina e dà forza. Grazie di cuore, Giovanni.

Se pensate a una visita, potete contattare Giovanni Casale sulla pagina Facebook di Valogno Borgo d’Arte.

Nell’immagine, uno dei murales realizzato da Angelo Rasile nel 2019.

13 commenti su “la vita è quel che crediamo che sia”

  1. Un altro sogno che è opportunità…
    Bellissimo leggerlo. Scivolando si aggrappa alla creatività di altri.
    Insomma stimolo ad andare avanti.
    Grazie un abbraccio

  2. Quanta bellezza Simona, nelle tue parole e in ciò che preziosamente sottendono. Sempre mi sorprendi con la tua meravigliosa capacità poetica. Sei nel mio cuore. Grazie. Alessandra

    1. Carissima Alessandra, tu sei sempre nel mio. Grazie della tua considerazione. Alla strada della gentilezza, della cura, ricorda che mi hai avvicinata tu con Matriarcale.

  3. Bellissima descrizione Simo.. Un tuffo virtuale quasi reale a toccarlo con mano. Mi hai fatto venire voglia di conoscere il luogo e le persone. Grazie

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